Un recente lavoro di commento critico del dottor Fabio Franchi di Trieste e della dottoressa Jerneja Tomsic - biologa molecolare slovena ricercatrice negli Stati Uniti - è stato pubblicato sulle pagine della rivista International Journal of Vaccine Theory, Practice and Research (10 giugno, 2023).
Esso approfondisce e chiarisce quando già anticipato nell'esposto-denuncia depositato da 120 cittadini e un’associazione presso la Procura della Repubblica di Udine nell'aprile 2022, la quale ha aperto un fascicolo giudiziario che si trova a Roma per competenza territoriale.
Si parte dal presupposto finalmente compreso anche da altri ricercatori medici - Kämmerer et al., (2023) - che il tampone non è mai stato validato (dunque è privo di gold standard di riferimento), che la RT-PCR è soltanto un mero indice probabilistico e che da sola non deve essere criterio dirimente per costituire un caso confermato di infezione da SARS-CoV-2, cioè essa non ha valore diagnostico come evidenza di infezione virale.
In secondo luogo Kämmerer et al. (2023) evidenziano che
il tampone RT-PCR dovrebbe essere accompagnato sempre da una contestuale valutazione clinica da parte di un medico che effettui una visita del paziente, e su questo gli autori Fabio Franchi e Jerneja Tomsic s'interrogano.
Cosa s'intende per sintomi clinici COVID-19?
Essi integrano questa riflessione focalizzandosi su una questione poco o per nulla affrontata nel dibattito medico-scientifico e giornalistico: la definizione di malattia COVID-19, creduta scontata e che invece costituisce la pietra angolare dell'architettura della gestione politico-sanitaria in tema di emergenza sanitaria pandemica.
La Covid-19 come malattia dovrebbe avere una definizione chiara, univoca e con "un set di sintomi clinici ben definito":
"(...) a well
identified disease defined by a distinctive and unique set of clinical symptoms."
Così non è, in quanto la sua definizione è vaga, difforme da ente a ente (FDA, CDC, WHO) e oltre ogni criterio sensato, arrivando a includere una combinazione fino a ottantacinque diversi sintomi, e ciò giunge al paradosso di categorizzare come malata una persona perfettamente sana e in buona salute, allorché ci si trovi dinanzi ad un risultato di positività da test del tampone RT-PCR.
(...)
"This leads to the following paradox: even perfect health can be correctly defined as a severe disease (COVID disease) in the presence of a positive test result."
Ma vi è un’altra questione la cui validità viene data per scontata e riconosciuta universalmente, quando in realtà le cose non sono chiare: la relazione causale fra i sintomi e la malattia che si presume causi questi sintomi.
Il preteso nesso causale fra la presunta infezione dell'agente patogeno opportunista SARS-CoV-2 e l'insorgenza della malattia COVID-19 è rimasto indimostrato (come l'isolamento fisico del germe).
Gli autori Fabio Franchi e Jerneja Tomsic argomentano in conclusione e in estrema sintesi i seguenti punti:
* il test RT-PCR è stato erroneamente scelto come gold standard per la diagnosi di infezione e malattia da COVID-19, nonostante non sia mai stato validato, né standardizzato;
* i sintomi della malattia COVID-19 non possono essere specificati, perché possono essere qualsiasi cosa, tutto e niente, a seconda delle diverse definizioni fatte proprie dalle diverse Autorità sanitarie: in questa indeterminatezza di definizione, si va da sintomi clinicamente osservabili che possono portare alla morte ad addirittura alcun sintomo osservabile, sino ad arrivare alla quasi morte e alla salute completa dell'individuo, il quale può essere classificato come caso di infezione da SARS-CoV-2.
Tutto ciò dimostra che l'intera gestione epidemiologico-diagnostica COVID-19 è stata opinabile e richiederebbe una discussione medico-scientifica più ampia e approfondita.
Luca Scantamburlo
Barbara Todisco
Stefania Marchesini
12 giugno 2023
Link articolo medico-scientifico
IJVTPR, giugno 2023
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